4 mila settimane
- Non è il fatto che abbiamo poco tempo, ma è come ci relazioniamo col tempo
- 4 mila settimane, se campi fino a 80 anni, sono il numero di settimane che hai a disposizione, un tempo limitato, dannatamente corto, che scorre inesorabilmente veloce senza che ci si possa fare nulla.
Scopri il libro dell’Episodio >
Lo scorso episodio abbiamo analizzato un metodo per gestire al meglio i momenti dove abbiamo tante cose da fare, quando ci vengono incontro una serie di incombenze di pendenze, di scadenze e spesso tutto questo ci porta ansia, stress ci fa affogare nella lista di cose da fare. Un metodo per tanto può sciogliere i nodi che ci bloccano, detto questo, allontanandoci dalla parte pratica, penso sia il caso di aggiungere nel nostro percorso una conversazione più astratta e profonda a riguardo, e per questo vi propongo nel episodio odierno, il numero 51 di libri per il successo, un libro che si intitola 4 mila settimane, di Oliver Burkeman.
Ora passo sai saluti e mi piacerebbe che nel mentre scorrono i nomi delle persone che sono state così gentili da dedicare del tempo scrivendomi, voi possiate riflettere e pensare cosa sono queste 4 mila settimane. Di cosa si tratta, provate a pensarci
I saluti, ringrazio Jacopo da Bologna, Riccardo dia Martinengo, Donato da Cagliari, Roberto dal Piemonte, Marco da Cernusco sul naviglio, Pierluigi da Spoleto, Massimo da Torino, Andrea dal Friuli e poi abbiamo il caro Marco dalla svizzera e Angelo da Arezzo, Francesco dell’Abruzzo, Andrea da torino e Last but not least come dicono gli inglesi un ringraziamento speciale va a Giacomo Barberis, che recentemente ha scritto una nota sul mio podcast nella sua bacheca di LinkedIn, io e giacomo siamo cresciuti insieme e abbiamo passato anni a giocare nel cortile dei palazzotti dove entrambi vivevamo condividendo tutta l’infanzia è per me speciale che una persona che ho molto a cuore abbia speso parole di grande valore in relazione al podcast. Grande Barby!
4 mila settimane, se campi fino a 80 anni, sono il numero di settimane che hai a disposizione, un tempo limitato, dannatamente corto, che scorre inesorabilmente veloce senza che ci si possa fare nulla. Dato che sto arrivando alla metà di questa stima fatta da Burkeman, e che tra qualche mese compio 2 mila settimane, mi ha colpito la riflessione sul tempo e su come lo utilizziamo,
Si parla continuamente di gestione del tempo, di organizzazione del lavoro, di come smettere di procrastinare, e questi metodi, funzionano, ma paradossalmente ci portano a cadere in un trappola, perché finiamo per fare più cose, per farle più velocemente, e siamo sempre più occupati, ’equilibrio vita-lavoro rimane un lontano miraggio, qualunque cosa facciamo non avremo mai tutto sotto controllo, tutto fatto e finito e preparato, la ricerca di un controllo sul tempo è uno sforzo inutile.
La vita deve essere qualcosa di più che una settimana trascorsa in un ufficio chiuso quando fuori splende il sole, odiando i lunedì, e vivendo aspettando con fervore il week end, se di settimane ne abbiamo un numero finito, ristretto, che velocemente diminuisce, cè da sforzarsi nel trovare il modo di fare la miglior esperienza possibile durante il tempo che abbiamo a disposizione.
Il problema che Burkeman ci presenta è questo, non è il fatto che abbiamo poco tempo, ma è come ci relazioniamo col tempo, Edward Hall ha creato un immagine metaforica di questo concetto, pensate a un nastro trasportatore tipo quello che trovate in aeroporto quando vi ridanno la valigia, e su questo rullo ci sono tanti vasetti che scorrono davanti a noi, ogni volte che ci passa un vasetto davanti sentiamo la necessità di riempirlo al massimo, se invece passano dei vasetti e non li riempiamo ci sentiamo desolati, come se avessimo sprecato un occasione, mentre se li riempiamo al massimo siamo felici, siamo occupati, ci sentiamo realizzati e per tanto abbiamo una frenesia che ci porta a riempire sempre i vasetti, ci sentiamo realizzati in questo modo, giustifica la nostra esistenza, e passiamo il tempo a pensare come riempirli. E questa è una corsa priva di senso. Perchè ci obblighiamo a che la nostra vita sia riempire i vasetti, ma non lo è
Prima che il tempo divenisse un qualcosa, l’uomo del medioevo per esempio, si svegliava coi primi raggi di sole, chiudeva gli occhi quando l’oscurità avvolgeva la sua terra, e le giornate venivano scandite da quello che doveva fare, dalle stagioni, dal clima, il tempo non era un qualcosa di astratto di separato dalla vita, noi siamo il tempo, la vita e il tempo sono uniti in modo inseparabile, ma li abbiamo separati, il tempo ora è una risorsa da usare, e per tale ragione sentiamo pressione per usarlo in qualche modo bene e finiamo per imporci di fare molte più cose di quelle che realmente servono. Oltre al fatto che in quel periodo il forte credo verso una seconda vita celeste riedeva quella terrena più frugale, meno importante, tanto ce ne è un altra, chi se ne fotte, ora ci sei crede un po meno.
Tutte queste tecniche di gestione del tempo, sono inutili perché il tempo non lo possiamo gestire, servono come strumento in determinate occasioni, ma il discorso è più profondo, ce la famosa tecnica del pomodoro che ha un pò rotto il cazzo tra le altre cose, lavori 25 minuti poi 5 di riposo, o ti organizzi la giornata in modo maniacale dove ogni minuto ha un’attività precisa e questo ti porta ad avere più stress e infelicità.
Ora, affrontiamo la realtà, senza fronzoli, dobbiamo organizzare la nostra giornata consapevoli che non avremo tempo per tutto, ne per tutti, che ogni nostra azione è una scelta, che suppone un sacrificio nello stesso istante in cui viene presa. e sono proprio queste scelte difficili che fanno la differenza, decidere cosa fare e cosa e non fare.
Non appena smettiamo di pensare che sia in qualche modo possibile evitare le difficili scelte che facciamo ogni istante su come gestire il tempo, diventa più facile farle.
Per esempio io ho sempre avuto l’abitudine di mantenere l’inbox delle mie mail pulito e vuoto, di rispondere velocemente a chiunque. E questo metodo mi portava a generare più email, più lavoro, più sei efficiente, più lavoro crei per te stesso è paradossale, la stessa cosa succede con le esperienze, cerchiamo di farne il più possibile come se avessimo un qualche tipo di premio nel segnare sulla nostra lista di cose da fare un salto col paracadute, nuotare con gli squali, scalare leveresti, ma più cose di questo tipo fai più ti rendi conto che il mondo offre un infinità di possibilità che non riuscirai mai a fare nella sua totalità e finisci per rincorrere una meta irraggiungibile, e la cosa ti rattrista, è il paradosso esistenziale. È come se vai al buffet libero e ti vuoi mangiare tutto, non si può
Esiste un altro paradosso, che è quello della convenienza, che ci seduce come poche altre cose, fare le cose facili, senza riflettere se questa facilità sia la cosa giusta, questa convenienza, pensate al fatto che oggi quasi nessuno manda più cartoline, era una cosa meravigliosa scrivere un pensiero con la tua penna, con la tua calligrafia, toccare un cartoncino che racchiudeva una foto di un viaggio racchiudendo sensazioni ed emozioni, inviarla ad una persona cara sapendo che avrebbe generato un emozione, chi non aveva il frigo pieno di cartoline, ed è proprio il fatto che non sia facile che conta, non è il pensiero che conta, ma lo sforzo che ci sta dietro. Ora dal nostro divano possiamo conquistare il mondo, ci portano il cibo a casa, scendiamo la tele e abbiamo un mondo di scelte, ma è un esperienza completamente diversa rispetto per esempio. Cucinare insieme a degli amici o alla famiglia una nuova ricetta, o andare al cinema insieme a qualcuno. È vero che molte delle novità tecnologiche ci facilitano la vita, ci permettono di fare più cose, ma la qualità di queste cose è diventata superficiale, priva di quello sforzo che le riempiva di emozioni e ricordi.
Senza cadere nei cliche del vivi il momento, e vivi come se fosse il tuo ultimo giorno, potrebbe anche darsi che lo sia, il punto non è fare più cose, organizzarsi in modo maniacale, il punto sta nel vivere con intensità e qualità tutto quello che stiamo facendo, e scegliere con estrema cautela quello che desiderate fare, imparare a diventare consapevole che ogni scelta a delle conseguenze per tanto dire di NO diventa uno strumento essenziale per vivere una vita di qualità.
Passiamo a esaminare in questa parte del podcast i concetti più pratici della teoria esposta fino ad ora, 3 principi da mettere in pratica
Tanti corsi hanno evangelizzato l’importanza dello smettere di procrastinare ( faccio veramente fatica a dire sta cazzo di parola), l’autore di oggi invece ci propone di diventare bravi nel procrastinare, nel senso, procrastinare, quindi posticipare delle cose da fare a un altro momento è inevitabile, non sai cosa succederà nei prossimi 5 minuti per tanto è difficile concepire come un agenda organizzata al minuto possa persistere senza contare l’imprevedibilità delle circostanze della vita. Ma la tecnica qui è chiara, scegliere cosa procrastinare e cosa no. Quando inizia la giornata fai spazio per le cose più importanti, decidi cosa per te è importante e preserva un tempo per farle, quando hai adempiuto alle cose che hanno valore per te, il resto può anche andare a farsi fottere, lo fai se puoi se no lascia che scorra in avanti- il principio è lo stesso della finanza, risparmia appena prendi lo stipendio, a inizio mese, non alla fine perché non rimarrà più niente, la stessa cosa va fatta col tempo e con quello che sono i tuoi obiettivi, si fanno subito, all’inizio, poi non ce tempo
Principio numero due- limita il work in progress, nel senso non iniziare troppi progetti alla volta, hai 2-3 obiettivi progetti aperti, non aggiungerne altri a meno che tu non ne finisca uno di quelli aperti- se hai 3 case da ristrutturare è molto più probabile che tu finisca il lavoro con risultati soddisfacenti se ne fai una alla volta invece che tutte e tre insieme. E qui ammetto in modo completamente trasparente che sono un disastro su questo punto, mi lancio in parecchie avventure e poi finisco sovrastato, al momento ho deciso di fare solo il podcast e un secondo progetto che va molto bene parallelamente al mio lavoro, ma non posso fare nient altro, o avrebbe un effetto disastroso sui progetti aperti. Aggiungi un progetto nuovo solo se ne hai finito uno attivo
Principio numero tre, resisti al canto della sirena delle priorità, decidi quali sono, e non cambiarle, devi avere le idee chiare su quello che vuoi nella vita,
Esiste una leggenda urbana, che viene attribuita al famoso investitore Warren Buffet, non ho idea se sia una cazzata o meno, ma il messaggio che lascia è interessante. Si racconta che un giorno Buffet mentre saliva su un aereo venne avvicinato dal pilota che li chiese, qual’e il segreto del successo, lei che ne ha tanto, puoi darmi un consiglio…Buffet disse al pilota, prendi un foglio e una penna, scrivi 25 cose che vuoi fare nella vita, quelle che ritieni più importanti, che ti diano un senso, uno scopo, e scrivile in ordine di importanza. il pilota si mise a scriverle e quando finì anno da Buffet e gli disse. Ho finito, ora cosa devo fare, al che warren buffet lo guardò e gli rispose dicendo- bene, ora cancella tutto quello che hai scritto dalla linea 6 alla 25, e non pensarci mai più, fai solo le prime 5….questo è il segreto
Andiamo avanti con gli aspetti pratici, e parliamo della paralisi del perfezionismo, qualunque cosa voi stiate progettando e visualizzando nella vostra mente, usando la vostra immaginazione si dovrà poi scontrare con una realtà ben differente, e i vostri sogni saranno sempre più colorati della realtà, la realtà a differenza dell’immaginazione non è un universo privo di limiti, ne ha eccome, per tale ragione la perfezione ci porta a paralizzare i progetti, fino a che non è tutto perfetto non inizio…ma è una cazzata perché non sarà mai perfetto, andati a sentire la puntata uno del mio podcast il livello era molto peggiore ma sapete una cosa, non ho rifatto le puntate ora che ho acquisito abilità migliori nel editare l’audio o registrare o ora che uso un microfono migliore, perché questo è un percorso di miglioramento e lo è anche per me, quindi ben venga che la puntata uno sia peggio della puntata 20, di questo si tratta, e in tutte le cose funziona cosi, per arrivare a un buon livello ce da iniziare a camminare, non paralizzate i vostri progetti a causa di una ricerca utopica della perfezione, non arriverà mai.
Un altra considerazione è quella di fare tante cose in modo sufficiente, e alcune in modo eccellente, sono sempre stato un fan del 6 e del 18 poi all Università, perché va be io ho l’itis a Niguarda, periferia nord di Milano ,quindi se sapevi leggere e scrivere ti chiamavano il filosofo, ma era chiaro che con pochissimo sforzo ottenevo un risultato accettabile, mi hanno anche bocciato a scuola, e questa politica anche senza aver letto il libro è stata sempre molto presente nella mia vita, faccio bene solo le cose che mi interessano, il resto lo faccio, e questa è una strategia non puoi fare tutto bene, ti perdi la vita cosi, fai quello che ti piace bene, e per il resto va bene il 18. Devi scegliere tutto quello dove fallirai, o dove non sarai bravo, ma sceglilo in modo cosciente e strategico, non puoi essere bravo in tutto,
Un altra grande considerazione di questo testo ma ne avevamo già parlato in passato , è la gestione dell’attenzione, la nostra esistenza va dove sta la nostra attenzione, tutto quello che ti succede è frutto delle scelte che hai preso in merito a cosa prestare attenzione, è il GPS, il navigatore, la vostra vita è la vostra attenzione, e prestate attenzione a qualcosa che non vi interessa state sprecando la vostra vita. I social media vi rubano questa preziosa risorsa, pensate al fatto che ci sono sempre le stesse musiche nei vide che girano su instagram YouTube, servono ad arpionare la vostra attenzione. Ma ce una cosa che dobbiamo comprendere, quando usiamo una piattaforma social pensiamo di stare usando un prodotto, è un errore, il prodotto siamo noi, i dati che mostrano il nostro comportamento sui social media vengono poi venduti impacchettati e come risultato otteniamo annunci specifici di cose che in passato abbiamo visionato, state attenti, non siamo in controllo, siamo il prodotto, sanno dove andate cosa fate, quella cazzo di mail che ti manda google io giro spesso per lavoro, mi manda un recap di quanti chilometri ho fatto dove sono stato sti cazzi, mi metta angoscia sta cosa, chi sta dietro ste piattaforme sa tutto di noi, siamo il prodotto non chi lo usa. Fatemi un favore, fatevi un favore, toglietevi qualche socia, uno almeno,toglietevolo, perché l’attenzione si perde in quell’oceano, in quella voragine, e l’attenzione è la vostra vita. Potete in questo caso mettere in pratica alcuni accorgimenti, per esempio togliete le app dei social, cosi almeno li usate solo davanti a un PC, meno tempo perso, io per esempio uso spesso il telefono coi toni grigi e con la modalità quella che non ti rompono i coglioni non so bene come si chiami ma non mi saltano le notifiche e sto più sereno, all’inizio magari è dura ma guardate che poi ne tirate fuori parecchio di tempo per altre cose, più importanti
Un filosofo svedese Martin Hagglun, lo dico come se sapessi chi cazzo sia, ha fatto una riflessione sul tempo limitato che abbiamo a disposizione, se la vita fosse infinita, se fossimo immortali, sarebbe noioso, ogni giorno possiamo dire, domani lo farò, il prossimo mese ci penso magari lo faccio magari no, finiremmo per spostare avanti qualunque cosa, perché davanti avremmo un tempo infinito, il fatto di non averlo ci porta a prendere delle decisioni importanti ma pare che ci dimentichiamo che questo tempo ha una data di scadenza, spesso viviamo come se fossimo immortali. una vacanza con la famiglia, chiamare un amico che non senti da tanto tempo, mandare appunto una cartolina invece che un wassup, tornare a vivere con intensità quello che facciamo, non si tratta di fare più cose, ma di fare bene quelle che avete a disposizione, di viverle in modo diverso, di vivere l’esperienza che siamo tenuti a fare con la massima intensità. Non perdete tempo sul divano, davanti alle serie tv, a dislocarvi il dito sul telefono navigando tra i social media. Date il valore che ogni cosa che vi succede merita. Per un giorno provate a non fare niente, a spegnere il telefono e semplicemente passeggiate, state con le persone, ascoltatele, per 24 ore provate a fregarvene di tutto, spegnete i dispositivi e tornate a vivre e riflettere su ste cose, perché non serve niente di nuovo, lo abbiamo già in mano quello che ci può rendere felici, ma non lo vedremo fino a che non decidiamo di prestarci attenzione
Grazie