Osare in grande
- La vita appartiene a chi entra nella arena
- Siamo completamente esposti emozionalmente, la vulnerabilità che molti nascondono sotto vesti e maschere diverse rappresenta invece un coraggio estremo
- Abbracciarla e accettarla ci da una forza sconosciuta prima
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Trascrizione del podcast
La vita appartiene a chi entra nella arena, siamo emozionalmente esposti, tutti, non ce un cazzo da fare, ci sono così tanti scenari che fanno scattare un meccanismo che se non gestito nel modo corretto porta a limitare la nostra vita, a frenarci e a farci perdere l’opportunità di vivere pienamente la nostra esistenza.
Pensate al primo appuntamento dopo un divorzio difficile, ad alzarsi in piedi davanti a tanta gente e dover parlare, chiedere aiuto a qualcuno, dire di no a, iniziare un azienda o aprire un negozio vostro, stare vicino a un familiare stretto durante una malattia, provare qualcosa di nuove, aspettare il risultato di analisi delicate, essere licenziati, allenarsi all’aperto dopo tanti anni di inattività, chiedere perdono, innamorarsi, licenziare qualcuno.
Nel ciclo della esistenza di qualunque persone queste sono cose che accadono, accadranno o sono accadute, siamo completamente esposti, siamo esseri vulnerabili, ce chi lo accetta, e vive una vita piena, e chi invece no, si crede invulnerabile, e vive una vita completamente differente sul piano emozionale. è difficile passare al seguente livello di consapevolezza se non accettiamo la nostra vulnerabilità. E per farlo
Il libro dal quale prendiamo spunto è quello di Brene Brown, Osare in Grande, nel suo titolo originale Daring Greatly. Ed è una sessione terapeutica che può essere di grande beneficio a chiunque.
L’autrice è una cattedratica all’università di Houston, ricercatrice investigativa americana, ha studiato e scritto libri di grande impatto e diventati dei veri e propri best seller, le tematiche che analizza sono il coraggio, la leadership, la vulnerabilità appunto, è salita sul palco dei TED talks diverse volte con performance interessante che vi consiglio di vedere, e ci accompagna in questa riflessione su un problema che difficilmente trattiamo e spesso nemmeno consideriamo come tale.
Prima di entrare nel vivo ringrazio Stefano, Federico e Giuseppe e Davide per i messaggi su LinkedIn!
Primo concetto- la vulnerabilità non è debolezza
Vulnerabilità significa poter essere ferito, questo concetto denota e simboleggia nella nostra mente debolezza, fragilità, sensibilità, ma oggi cerchiamo di trasformare questo concetto, e alla fine del podcast l’obiettivo è quello di comprendere che la vulnerabilità è coraggio estremo. Coraggio, la parola stessa racchiude nella sua etimologia il cuore, la forza di affrontare la vita a cuore aperto. La vulnerabilità è il coraggio di entrare nell’arena, intesa come la vita nella sua pienezza, è avere il coraggio di esporvi sapendo che potreste rimanere feriti.
tutti siamo vulnerabili, persino nella mitologia i grandi eroi che sembrano invincibili hanno un punto debole, pensate a Teti, la madre di Achille, che immerge il figlioletto nel fiume Stige, uno dei cinque fiumi degli inferi, per renderlo invulnerabile, ma lo immerge tenendolo per il tallone, il famoso tallone di Achille. O la stessa cosa ci insegna la legenda di Sigfrido, quando si bagna nel sangue del drago per diventare immortale, invincibile una foglia di tiglio gli cadde sulla spalla, lasciando quindi uno spazio asciutto che poi diventerà il suo punto debole, due esempi per comprendere come anche i miti antichi e le leggende ci preparano alla consapevolezza che non esiste una persona invulnerabile.
Conosco una grande quantità di persone che si sentono invulnerabili, perfette, il loro narcisismo è incalcolabile, credono di avere tutto sotto controllo, non è nient altro che una maschera, un modo per proteggersi da una realtà spaventosa, tutte quelle persone che si credono invulnerabili nascondo questa paura sotto vesti diverse, il perfezionista per esempio, o il cinico, il crudele, il duro, l’uomo o la donna di ghiaccio o di ferro il calcolatore, queste sfumature caratteriali sono maschere per nascondere la nostra vulnerabilità e ci impediscono di vivere in modo autentico.
Succede però una cosa molto importante, che secondo me è il concetto fondamentale di questo libro, e che mi ha aiutato moltissimo. Tu non puoi chiudere una porta, e lasciarne aperta un altra, quando si tratta di emozioni. Nel senso, se decidi di chiudere la porta dell’amore genuino, spassionato, o di buttarti a cuore aperto in una relazione per esempio, perché ti hanno ferito in passato e allora tu metti su una corazza e diventi di ghiaccio, lo stesso meccanismo che impedisce di accettare la vostra vulnerabilità per esempio in una relazione blocca anche tutte le altre emozioni fondamentali della vita, la gioia, la felicità, il piacere, non potete avere entrambe le cose. Non si può aprire una porta e chiuderne delle altre, o le apri tutte o le chiudi tutte. se vi sentite depressi, tristi, privi di entusiasmo, probabilmente è un aspetto della vostra vita che vi a portato a chiudere quella porta, ma senza saperlo avete chiuso tutte le altre, quindi cerca di capire che porta hai chiuso, e aprila
Viviamo in una società molto delicata, mai si son visti così tanti adulti obesi, indebitati, zeppi di medicamenti, privi di una missione e di un senso, zombi che trovano felicità solo attraverso ai social media e ai like che ricevono, dipendenti dalla dopamina che genera l’attenzione dei social. Chi mette una foto appena sveglio su instagram, una quindicina di anni fa in Spagna esisteva un social che si chiamava Tuenti, io vivevo a Siviglia all’epoca, era una specie di Facebook spagnolo, mi ricordo benissimo le foto che si postavano, zero editing, nessun ritocco, si cecava di catturare i momenti con gli amici, con le persone care, non era una sfilata di moda di narcisismo di ricerca folle di una marca personale che porta a dei consensi dal pubblico, oggi la gente grida disperata in cerca di attenzioni di connessione, un mondo di gente sola che prova a non esserlo nel mondo virtuale, con conseguenze anche tragiche tra gli adolescenti, ora il bullismo è digitale. Quando ero piccolo il bullismo era il tamarro più più grosso che voleva fotterti il panino e volavano mazzate se non glielo davi, adesso basta postare una foto mentre pisci e diventa virale e causa delle conseguenze terribili sulle vittime. E stiamo tirando all’estremo questo meccanismo, penso che la cosa migliore sia togliersi i social, o usarli con estrema moderazione
La società attuale ci mette davanti a uno scenario molto triste, misero, la paura di essere ordinari, su via chi vuole essere ordinario, normale, tutti vogliamo essere speciali
Siamo circondati da modelli di scarsità, abbiamo questa idea di non essere o non avere abbastanza. Il contrario della scarsità, non è l’abbondanza, ma la coscienza di avere abbastanza, di accettarsi per quello che siamo, di accettare quello che abbiamo. Invece pensiamo sempre..non abbiamo mai tempo, non abbiamo soldi, non abbiamo una macchina adeguata, una casa adeguata, dei vestiti adeguati, un corpo adeguato(.tutto quello che ci circonda ci porta a pensare di vivere nella scarsità più assoluta e non cè più grande menzogna oltre al fatto che la scarsità rendo molto più complicato il processo di presa di coscienza della propria vulnerabilità, l’autrice ci spiega come spesso molti di noi iniziano la giornata con un pensiero, non ho dormito abbastanza, la scarsità diventa padrona della nostra mente al primo pensiero che abbiamo quando apriamo gli occhi. E spesso andiamo a dormire pensando di non aver fatto abbastanza durante la giornata. questo mindset è pericoloso e molto contagioso per altre aree della nostra vita, altra grande lezione, accettiamo chi siamo e cosa abbiamo, senza provarne vergogna, ne confrontandolo con gli altri.
Come esercizio pratico l’autrice ci consiglia di identificare tutti quei pensieri di scarsità che spesso ci tormentano- come punto di partenza identificarli diventa essenziale per andare poi a risolverli, senti che non abbastanza muscoli, o soldi, o che non sei abbastanza intelligente, abbastanza per chi o per cosa, o comparato a cosa, il punto è quello, smettila di confrontarvi con il vicino, cerca di comprendere quali aree ti fanno pensare con scarsità e comincia a innaffiare, per trasformarle in aree di abbondanza.
Questa paura di essere imperfetti ci impedisce di lanciarci a vivere situazioni di grande esposizione emozionale, pensate al parlare in pubblico, per esempio mi hanno invitato qualche settimana fa a parlare in una conferenza a Sofia in Bulgaria, l’argomento è molto specifico si tratta di assemblee degli azionisti virtuali, e i suoi aspetti legali, la mia parte è pratica e riguarda l’organizzazione dell’evento, sono l’ultimo relatore, quindi dovrò affrontare un pubblico che quando toccherà a me parlare avrà già i coglioni pieni.mi dovrò inventare qualcosa, ora non sono preoccupato ma ce un momento nel quale mi cago addosso in modo spropositato che è quando ti mettono il microfono mentre sei davanti a un centinaio di persone e stai per iniziare a parlare, ti guardano tutti, si aspettano qualcosa, qualcuno guarda il telefono, altri ti scrutano, poi i bulgari, nonostante siano gente molto simpatica e goliardica e siano amici leali e per tutta la vita, non ridono mai, fai una battuta del cazzo per rompere il ghiaccio e ti guardano imperterriti senza mostrare emozioni, mi è già capitato di parlare a un pubblico bulgaro, in quel preciso momento quando il microfono è pronto, è quando avrei voglia di scappare via, ma so che se faccio quella cosa miglioro, divento in quel preciso istante più bravo a parlare in pubblico, cresco di un livello, non ti ci abitui mai, ma riesci a gestire meglio la cosa, quindi quando mi chiamano vado, e non rinnego la mia vulnerabilità in quel momento, avviso sempre il pubblico che mi sto cagando addosso e in quel momento, in qualche modo quando fai sapere a una platea che la tua vulnerabilità ti assale, cominciano a fare il tifo per te, cominciano a guardarti con altri occhi, iniziano a comprendere che ci vuole coraggio, per esporsi, e le vibrazioni cambiano, la conferenza procede, e quando finisci ti senti come se ti fossi tolto un peso, come dopo una lunga camminata in montagna, sei stanco, ma sei felice, più che sentirti vittorioso ti senti libero.
Altra grande lezione, fate le cose che vi spaventando, sempre. E fatelo consapevoli di essere vulnerabili.
Per abbracciare la vulnerabilità dobbiamo superare la vergogna. La vergogna è la palude dell’anima, si nutre di silenzio, la vergogna cova dento di noi e prende forza dal fatto che non riusciamo a esprimerla per tanto il modo migliore di combatterla è parlarne, buttarla in qualche modo fuori. Ci vergogniamo del nostro status economico, sociale, della nostra famiglia, o della nostra religione o cultura, ci sono diverse cose delle quali è possibile vergognarsi, ma soprattutto la vergogna è la paura di non riuscire a connettere come le persone, abbiamo compreso che accettare la nostra vulnerabilità è fondamentale per vivere in modo autentico, e per fare questo dobbiamo identificare ed estirpare tutto quello che ci provoca il sentimento di vergogna
Quando vi vergognate di qualcosa si innesca un meccanismo cercate di pensare a un esperienza che vi ha fatto vergognare tantissimo, provate a ricordare cosa vi ha fatto sentire, provare, perché la vergogna la senti nel corpo
Per dominare e vincere la vergogna servono queste azioni
- 1 capire cosa innesca in te la vergogna, lavoro totalmente personale, cosa ti fa vergognare, il corpo, i soldi, la cultura, la religione, la famiglio, scoprilo, il prima possibile
- Parlane con qualcuno di fiducia, qui non si tratta di sventolare ai 4 venti aspetti intimi e profondi che hanno portato dei traumi, si tratta di capire cosa vi blocca, cosa vi fa vergognare e parlare con qualcuno, perché con te stesso non ne puoi parlare, noi siamo durissima con noi stessi, ci puniamo, ci castighiamo, siamo davvero il nostro peggior nemico, se fai una cazzata o se ti succede qualcosa, non castigarti come esercizio prova a parlare a te stesso come parleresti a un amico nella stessa situazione le critiche e i giudizi che fate di voi stessi non valgono un cazzo. Sono esagerate
Grande lezione, la vergogna sparisce appena ne parlate, vive e si nutre del silenzio, parlatene, appena la lasciate andare, la fate uscire, la condividete, ve ne liberate
Camminiamo verso le nostre mete portandoci dietro dei fardelli, evitiamo qualunque situazione che ci possa esporre emozionalmente, che possa ferirci, se vuoi partecipare in una battaglia, se vuoi entrare nella arena, non devi aver paura di essere ferito, sono le regole del gioco. Qualcuno di voi avrà sicuramente visto la trilogia di batman quella con Cristian bale diretta da nona, the dark knight, nell’ultimo capitolo della saga quando Bane vince il primo scontro con batman, non lo uccide, decide di rompergli lo spirito prima, lo manda in una prigione dove solo un bambino riesci a scappare una volta, è un buco e nella sua profondità giace la prigione, per scappare devi scalarla e fare un salto sovrumano, e nessuno ci riesce, tanti ci provano e scalano con una corda, arrivano su una roccia saltano con la corda e cadono, non riescono a raggiungere l’estremità opposto che gli permetterebbe di uscire dal quel buco.fino a quando un prigioniero cieco, spiega il segreto a brice Wayne di come riesci a uscire il bambino, fece la scalata, fece il salto, ma senza la corda, quello era il segreto, se volete entrare nell’arena, dovete farlo sapendo che potreste farvi de male, ma come nel film è proprio la consapevolezza di essere vulnerabili, di fare quel salto senza la corda, la debolezza, la vulnerabilità allo stato puro, se cadi sei fuori, ma questa stessa vulnerabilità, se la abbracciamo, la accettiamo, ci da una forza mai vista e ci permette di fare il salto senza la corda